Il cervello degli adolescenti è neurobiologicamente diverso da quello di un adulto
“Alcuni adolescenti appaiono irresponsabili, superficiali e disobbedienti, ma in realtà la causa dei loro atteggiamenti è da rinvenirsi nell’ evoluzione cerebrale in cui sono coinvolti e che in loro è tutta ancora in atto, in essere, in divenire. E, come ogni divenire, anche il loro è mutevole, cangiante, perfino tormentato”. Inizia così l’emozionante intervista al dott. Sebastiano Vaia, titolare dell’Istituto Neurodiagnostico Vaia Napoli accreditato con il SSN. Docente di Psicologia Generale presso la facoltà di Scienze della Formazione, già Docente di Fondamenti di Neuroscienze presso il Centro Internazionale di Psicoterapia Strategica di Salerno, nel corso della sua lunga attività professionale il dott. Vaia ha maturato un grande interesse per questo tema di grande attualità.
Dott. Vaia, in che senso il cervello degli adolescenti è neurobiologicamente diverso da quello di un adulto?
Nel senso che i loro pensieri, le loro azioni e le loro decisioni sono spesso dettati dal loro lato emotivo ed emozionale. Il che sembrerebbe quasi addirittura romantico, se non finisse per rivelarsi troppo spesso pericoloso. La loro idea del divertimento coincide essenzialmente con quella del superare il limite, dell’irrazionalità, della negazione totale delle regole. Il consumo di alcool e di droghe, il senso del pericolo inteso come senso della sfida e del rischio inutile, la loro energia esplosiva e priva di direzione certa e l’aggressività eccessiva che puntualmente ne consegue, completano un quadro essenzialmente riassunto nell’assenza di quella forma squisita di saggezza che è la capacità di dosare la forza. E quindi per loro risulta ancor più difficile, ad esempio, adeguarsi alle misure in materia di salute pubblica pensate in via eccezionale in questi giorni di emergenza Coronavirus. Questo perché, ad una struttura biologica ancora pericolante fa riscontro anche una grande fragilità emotiva.
Eppure, la loro foga sarebbe una risorsa enorme se bene indirizzata.
Assolutamente sì. Troppe volte però va dispersa, anche per mancanza di maestri o di disponibilità ad ascoltarli. E il ruolo degli adulti è proprio questo, ed è un ruolo che l’adolescente al più rifiuta, pur richiedendone ed esigendone la presenza. Lo rifiuta in nome della sua sproporzionata volontà di potenza, e quindi della insofferenza avverso schemi, canali, protocolli, modalità; lo esige in nome del principio di autorità, che egli invoca come confine sicuro, abbraccio paterno e materno, alveo protetto, e insieme come demiurgo, elemento ordinatore e quindi di sollievo, di rasserenamento, di scarico. La nostra presenza quindi sarà richiesta ma criticata, richiesta senza che ne consegua riconoscenza e criticata con aspro giudizio. Per quanto possa essere faticoso, dobbiamo resistere e scegliere di essere loro compagni di navigazione in un mare tanto vasto e tanto procelloso. Bisogna rimanere al loro fianco, ascoltare la loro musica, condividere pensieri ed esserci nel loro tempo; e poi lasciare loro i giusti spazi scegliendoli noi stessi con sapienza, sulla base delle prove cui li riteniamo già pronti o dei fallimenti cui per il loro stesso bene intendiamo esporli e che pensiamo possano rivelarsi funzionali alla loro evoluzione. Essi sono infatti rari nantes in gurgite vasto, e così appaiono, forse così si sentono – rari nel senso di sperduti – fino poi a trovare la giusta strada.
di Roberta Imbimbo
Per maggiori info: www.sebastianovaia.it