Nazionale, Mancini: “Non sono un mago, serve tempo. Buffon? Porte sono aperte”

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COVERCIANO – È cominciato a Coverciano il ritiro della Nazionale del nuovo corso, con Mancini ct. Saranno tre gli appuntamenti in campo, tutti purtroppo in amichevole: i primi due come sparring partner di squadre che, a differenza dell’Italia, andranno al Mondiale di Russia, lunedì prossimo a San Gallo con l’Arabia Saudita e l’1 giugno a Nizza con la Francia. Seguirà, il 4 giugno a Torino, la chiusura con l’Olanda, mancato passo d’addio di Buffon alla Nazionale.

Mancini ha dovuto fare i conti subito con qualche intoppo, fisiologico a fine campionato: dopo le assenze per infortunio di Marchisio, Bernardeschi ed Emerson Palmieri, due tra i 27 convocati – il capocannoniere della serie A Immobile e lo “straniero” del Valencia Zaza – non si sono allenati per i rispettivi acciacchi e sono stati sottoposti ad accertamenti medici. “Aspettiamo e valutiamo, tutti e due hanno problemi muscolari”, ha detto il commissario tecnico, che ha inoltre chiarito come l’addio di Buffon non sia stato più programmato, perché il portiere campione del mondo continuerà a giocare con una maglia diversa da quella della Juventus: non è dunque da escludere, in futuro, il suo ritorno in Nazionale, magari nelle qualificazioni all’Europeo o all’Europeo stesso. Analogo discorso vale per De Rossi, assente da questo raduno.

Mancini, qual è la stata la sensazione del primo allenamento da commissario tecnico?
”Il primo giorno serve a fare conoscenza. Correre da una parte all’altra del campo per me è una cosa normale, l’ho sempre fatto”.

Balotelli è l’osservato speciale: è pronto per unire la Nazionale, dopo essere stato per tanto tempo uno che divideva la critica?
“Questa deve essere una squadra che unisce in un momento di difficoltà del movimento calcistico italiano. Non è questione di un giocatore solo. Mario era un grande giocatore già da molto giovane, poi non ha mantenuto tutte le promesse. Ma negli ultimi due anni ha fatto bene: io ho fiducia, dipende tutto da lui>”.

Con Buffon, che doveva giocare a Torino la sua partita d’addio, che cosa è successo?
“Ho parlato con Gigi al telefono e mi ha spiegato che vuole continuare a giocare. Tutti i giocatori forti e in condizione possono essere chiamati in Nazionale. Ho rispettato la sua volontà, mi sembra giusto così”.

Ha percepito le difficoltà di questo momento storico azzurro?
“Io non sono un mago, nessun allenatore lo è. I talenti di altri periodi erano veramente tanti, c’era un’abbondanza incredibile. Ma io sono fiducioso, penso che questi giocatori col tempo possano diventare bravi e fare molto per la Nazionale, perché per la maggior parte sono giovani. Cresceranno. Il lavoro sarà magari più faticoso del passato, però la Nazionale è sempre riuscita a portare talenti in squadra e le vittorie sono arrivate quando magari nessuno se lo aspettava. Tante Nazionali avevano problemi e in due anni sono diventate di alto livello”.

L’assenza di De Rossi è definitiva?
“Tutti i giocatori, se saranno in condizione e se giocheranno bene, sono  convocabili. La porta non è chiusa per nessuno. Ci possono essere, magari tra otto mesi, partite importanti e tutti possono servire. È chiaro poi che bisogna pensare a un orizzonte di due anni”.

Consiglierebbe a Sarri di andare allo Zenit? 
“Io allo Zenit sono stato bene, ma le sue scelte dipendono da lui”.

Perin sembra tentato da un’esperienza (la Juventus, ndr), che rischia di farlo giocare poco: questo può incidere sulla gara per il posto da titolare in Nazionale?
“Se uno non gioca, ha difficoltà soprattutto per la condizione fisica: è importante soprattutto per un portiere. Ma io credo che Perin abbia qualità tali da potere giocare dovunque vada”.

Che cosa le ha detto Balotelli?
“Per ora solo buongiorno mister: non abbiamo avuto molto tempo”.

Gli farà un discorso particolare rispetto agli altri?
“È grande e credo che sia diventato anche un po’ più maturo: ha due bimbi, questo in qualcosa aiuta di sicuro”.

Qual è la gerarchia dei portieri tra Donnarumma, Perin e Sirigu?
“Devo conoscerli bene, per me sono tre ottimi portieri e manca forse anche qualcun altro. Nelle tre amichevoli giocheranno tutti e tre”.

La vittoria in queste amichevoli è una priorità?
“Lo è sempre perché siamo l’Italia, nonostante le difficoltà, e l’Italia deve cercare di vincere ogni gara: non conta che sia un’amichevole”.

Ci sarà rotazione nelle tre partite?
“La rotazione sarà totale, i giocatori arrivano stanchi alla fine della stagione. Probabilmente dopo l’Arabia chiamerò anche qualcuno dall’Under 21. Dati gli infortuni, è possibile che qualche giocatore debba giocare anche tutte e tre le amichevoli. Sono orientato a fare giocare anche i più giovani contro Francia e Olanda, perché quella è un’esperienza importante per crescere. Non che non lo sia la partita con l’Arabia, che farà il Mondiale ed è già in ritiro da un po’”.

La condizione della Figc, che è commissariata, può condizionare il suo lavoro?
“L’ultimo Mondiale è stato vinto col commissariamento: se è di buon auspicio, va bene”.

Non c’è un gruppo della Juventus, come in passato, e nemmeno un blocco dominante.
“Se si potesse contare su un blocco, come in passato quelli di Juve e Milan, sarebbe più semplice: ma dobbiamo cercare di amalgamare i giocatori il più presto possibile”.

Qual è stato il primo discorso alla squadra?
“La prima cosa che ho detto è che, se c’è qualcuno più stanco o che rischia di farsi male, date le fatiche di fine stagione, lo dica prima: abbiamo i sostituti, è inutile rischiare un infortunio serio”.

È un problema il fatto che l’Italia perda spesso le amichevoli, che poi incidono sul ranking Fifa?
“Nel ranking vediamo nazionali meno forti di noi, che ci stanno davanti, e non ne siamo contenti. Dobbiamo recuperare. Le amichevoli è stata una nostra abitudine non affrontarle al massimo, invece è importante qualsiasi partita. Comunque a poco a poco non ce ne saranno più, con l’introduzione della Nations League”.

Florenzi sarà terzino o centrocampista?
“Florenzi è bravo tecnicamente: ha corsa, può fare anche l’interno di centrocampo. Il suo eclettismo può essere un vantaggio, per noi e per lui. Io vorrei provarlo anche a centrocampo: da terzino lo conosco già ed è una sicurezza”.

C’è un periodo storico al quale le piacerebbe ispirarsi?
“Io sono legato a tutte le Nazionali, però a una più di tutte, perché ero molto giovane. È quella dell’82: ha veramente unito il Paese in modo straordinario, se ricordiamo quei giocatori, il presidente Pertini, il fatto che fosse partita sfavorita”.

Come vede Ancelotti al Napoli, dopo che per settimane era stato un candidato al ruolo di ct?
“Sono contento per Carlo, perché è tornato in Italia e in un grande club come il Napoli. Credo che sia una bella cosa per tutto il calcio italiano”.

Ci sarà un codice di comportamento per la squadra, date l’età media bassa e la presenza di giocatori che in passato hanno avuto problemi sotto questo aspetto?
“Il comportamento deve essere buono: sono ragazzi giovani sì, ma noi qui siamo di esempio per tante altre persone, per i ragazzini. Tutti possiamo sbagliare, ma bisogna comportarsi bene, nel miglior modo possibile”.

fonte:http://www.repubblica.it/sport/calcio/nazionale/2018/05/24/news/nazionale_mancini_non_sono_un_mago_ma_voglio_un_italia_che_unisca_-197249922/