CORONAVIRUS, SITUAZIONE DRAMMATICA A PIACENZA

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Luciana Filella

CORONAVIRUS, SITUAZIONE DRAMMATICA A PIACENZA

Tra le città italiane più colpite dall’emergenza Covid-19, spicca senza ombra di dubbio Piacenza che, stando ad un recente studio dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, detiene il triste primato per tasso di mortalità in rapporto alla popolazione (258,5 morti x 100.000 abitanti). “Pur con le dovute cautele, vista la drammaticità della situazione, è tuttavia giunto il momento di pensare ad una graduale ripartenza di tutte le attività economiche” asserisce senza mezzi termini Luciana Filella, A.U. della Open Clean, azienda giovane e dinamica altamente specializzata in servizi di pulizie e sanificazione.

di Roberta Imbimbo

Filella, lei è molto legata al suo territorio. Qual è la situazione oggi a Piacenza?

La situazione che si percepisce è sicuramente drammatica, poiché Piacenza paga il fatto di essere una città limitrofa (è a soli 6 km dalla Lombardia) e, probabilmente proprio per questo, detiene il triste primato per tasso di mortalità e di contagi in rapporto alla popolazione.  Nella fase 2, quella di convivenza con il virus, è quindi di fondamentale importanza non abbassare la guardia, per scongiurare il rischio di un secondo lockdown che avrebbe conseguenze catastrofiche sotto ogni punto di vista.

Quanto pesa l’effetto del coronavirus sull’economia locale?

Moltissimo! La situazione di emergenza che stiamo affrontando sta avendo inevitabili ripercussioni economiche sul nostro territorio, alle quali occorre far fronte lavorando in modo tempestivo ed unitario: interi settori produttivi e commerciali stanno morendo e le indicazioni contenute nel Dpcm del 26 aprile purtroppo non danno risposte certe e soddisfacenti! Senza indugiare ulteriormente, è necessario che il Governo assuma decisioni concrete e tempestive affinché a Piacenza siano riconosciuti un più alto livello di attenzione e maggiori aiuti economici, in considerazione della gravità della situazione che sta vivendo rispetto al resto del Paese. Il nostro sindaco, Patrizia Barbieri, si è prodigata molto in tal senso, ma ad oggi le sue richieste di aiuto sono rimaste inascoltate.

Quali dovrebbero essere, a suo avviso, le misure da adottare a stretto giro?

Posso evidenziare quelle derivanti dalla mia esperienza come azienda che ha lavorato nella difficile situazione di emergenza sanitaria. Ancora oggi in città ci sono molte categorie ferme, e cosa ancor più drammatica, tanti negozi non rialzeranno più le saracinesche! Il Governo deve assolutamente rivedere i tempi e le modalità di riapertura di quegli esercizi commerciali e di quelle attività (Imprese Edili, negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti, ecc.) che oggi, sulla base delle scadenze indicate, vedono davanti a sé date ancora troppo lontane per la loro ripartenza. E, ancora, deve sostenere tali categorie con aiuti economici e fiscali concreti, da stanziare subito e nel corso del tempo (è assurdo ad esempio che l’accesso al credito sia consentito esclusivamente a quelle aziende che non hanno sofferenze pregresse). Così come un’attenzione migliore deve essere rivolta alle famiglie, poiché le somme a fondo perduto stanziate servono solo a tamponare una situazione contingente, ma non danno alcuna prospettiva per il futuro! Auspico, infine, un’immediata riduzione del costo degli affitti, almeno del 50% per il primo anno, e in questo confido nella preziosa collaborazione dei miei concittadini, per consentire ai gestori delle attività più penalizzate dall’emergenza, di riprendere finalmente fiato.

Come sta vivendo la sua azienda questa emergenza?

Nella prima fase emergenziale, la Open Clean ha dovuto rispondere alle esigenze di un mercato in continuo fermento, a causa di un’emergenza sanitaria senza precedenti nella storia. E, anche in un futuro più o meno prossimo, per favorire la ripartenza delle attività lavorative e produttive, dovrà intervenire per garantire la piena sicurezza e sanificazioni degli ambienti di lavoro. Ciononostante, essendo un’azienda che lavora prevalentemente su appalti pubblici, in questo primo periodo ha registrato una riduzione del 30% di nuovi contratti, ovviamente per l’impossibilità di fare gare. A ciò si aggiunga il ritardo con il quale la Pubblica Amministrazione sta ottemperando al pagamento dei propri debiti (ad oggi risultano insolute fatture scadute a ottobre-novembre 2019) ed alle difficoltà del riconoscimento degli addendum contrattuali, per gli appalti già in essere, derivanti dalle nuove procedure sanitarie. Per fortuna, essendo una realtà solida ed affermata, la Open Clean è riuscita comunque ad assicurare gli stipendi ai propri dipendenti; ma se lo Stato continuerà a non rispettare le scadenze di pagamento, domani non so che succederà…