LE ULTIMISSIME FRONTIERE NELLA CHIRURGIA VERTEBRALE MININVASIVA

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L’osteoporosi, malattia cronica caratterizzata da alterazioni della struttura ossea con conseguente riduzione della resistenza al carico meccanico ed aumentato rischio di fratture, rappresenta senza ombra di dubbio una malattia di rilevanza sociale: l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima infatti che in Italia siano affetti da questa patologia 1 donna su 3 oltre i 50 anni (circa 5.000.000 di persone) e 1 maschio su 6 oltre i 65 anni (circa 1.000.000 di persone). Il dott. Luca Serra, Chirurgo Vertebrale dell’Istituto Pascale di Napoli e dell’Ospedale Israelitico, spiega i traguardi raggiungi in questo campo….

di Roberta Imbimbo

Dott. Serra, quali sono le cause dell’osteoporosi?

Con l’avanzare dell’età, la riduzione della densità ossea rappresenta senza ombra di dubbio un processo naturale. Quando tuttavia essa diminuisce in modo eccessivo si configura con ogni probabilità un quadro osteoporotico: in questo caso le ossa diventano sempre più porose ed instabili e possono fratturarsi alla minima sollecitazione. A causa del forte dolore, le persone tendono ad assumere una posizione antalgica e finiscono per muoversi sempre meno, con l’ulteriore conseguenza di dolorose tensioni della muscolatura. La mancanza di movimento provoca un indebolimento della muscolatura, da cui derivano instabilità e insicurezza nella camminata. Questa insicurezza aumenta a sua volta il rischio di cadute, dando vita ad un vero e proprio circolo vizioso. L’obiettivo di ogni trattamento medico è quindi quello di rallentare sensibilmente la diminuzione di massa ossea favorendone la ricostruzione, riducendo il dolore ed evitando eventuali fratture ossee.

Le fratture vertebrali rappresentano un serio problema sociale per la loro frequenza e per le limitazioni all’autonomia della persona che il dolore ad esse correlato può provocare. Fino a qualche anno fa si tendeva ad immobilizzare il paziente con busti metallici molto scomodi, per evitare il peggioramento della situazione. Oggi invece come vengono trattate?

Negli ultimi anni, i progressi delle tecniche chirurgiche e degli strumenti sempre più sofisticati hanno permesso di trattare molte condizioni patologiche della colonna con interventi mininvasivi, eseguiti in regime di day surgery o con ricoveri molto brevi. Nel caso specifico delle fratture da osteoporosi, la moderna vertebroplastica permette di mettere in sicurezza la colonna evitando la necessità di busti metallici, di immobilizzazione ed assicurando contemporaneamente la scomparsa della sintomatologia dolorosa.  L’intervento si esegue in anestesia locale attraverso un’incisione percutanea così piccola da non richiedere punti di sutura: mediante un piccolo ago e sotto guida radioscopica, si inserisce del cemento acrilico (polimetilmetacrilato) che si solidifica all’interno di un corpo vertebrale fratturato allo scopo di consolidarlo ed irrobustirne la struttura. Questo rende non necessario l’uso di un busto dopo l’intervento.

Quali vantaggi offre questa metodica ai pazienti?

I vantaggi sono notevoli: incisioni più piccole, minor dolore post-operatorio, minore perdita di sangue, degenza ospedaliera più breve con conseguente riduzione dei costi sociali, meno farmaci per il controllo del dolore ed una ripresa molto più rapida del lavoro e delle attività di vita quotidiana.

In conclusione, per quali patologie della colonna si può applicare la chirurgia mininvasiva?

In quasi tutte le condizioni morbose più frequenti: ernie del disco, fratture, stenosi del canale, instabilità, spondilolistesi e tumori. In caso di ernia del disco, ad esempio, fra le molteplici possibilità tra le quali il chirurgo può scegliere, la discectomia percutanea rappresenta sicuramente una delle migliori tecniche oggi a disposizione. Con una adeguata selezione dei casi da trattare questa procedura, infatti, si rivela efficace nell’80% dei casi, con la immediata scomparsa o significativa riduzione della sintomatologia dolorosa.