Avvocato Pacchiana, quali sono le principali sfide che il diritto del lavoro sta affrontando per adattarsi all’evoluzione continua del mondo dell’impresa e del lavoro?
Le sfide sono moltissime e repentine. Alcune sono indotte dai mutamenti tecnologici che modificano anche i paradigmi su cui è costruito il diritto del lavoro: mentre ancora stiamo metabolizzando l’uscita del lavoro dalla fabbrica e la perdita di centralità delle macchine e degli impianti, la tecnologia ha costruito un mondo fatto di intelligenza artificiale che potenzialmente si autogestisce. Ma non è solo l’impresa a cambiare, anche il “capitale umano” è profondamente mutato: non esiste più “il” lavoratore subordinato su cui costruire un modello di regolamentazione. Esistono, invece, “i” lavoratori, alcuni dei quali subordinati, altri che collaborano in altre forme, portatori di interessi ed esigenze anche molto diverse tra loro, a seconda non solo dell’attività che svolgono ma anche delle profonde differenze culturali e sociali che li distinguono. La sfida del diritto del lavoro, quindi, è essere capace di dare risposte veloci e certe a queste esigenze diversificate.
In un contesto sempre più diversificato, come può il diritto del lavoro adattarsi per offrire soluzioni equilibrate e mirate per ciascun tipo di realtà?
A mio avviso occorre abbandonare l’idea di una disciplina unica e generalizzata dei rapporti e lasciare maggiore spazio a regolamentazioni differenziate, adattabili al contesto concreto di riferimento. In questa prospettiva, il ruolo della contrattazione collettiva si fa particolarmente cruciale. Essa permette di trattare temi complessi, con un grado di flessibilità e tempestività che la legge ordinaria non può sempre garantire. La contrattazione collettiva va quindi rafforzata, innanzitutto con un intervento diretto a garantirne l’efficacia nei confronti dei singoli. Ma non basta. Quando le parti sociali, debitamente selezionate, sono chiamate a gestire con l’impresa situazioni organizzative, occorre riconoscere agli accordi conclusi in quelle sedi una sorta di “patente” di intangibilità che metta quelle operazioni al riparo da successive revisioni. Solo così, con una contrattazione ad efficacia generalizzata ed intangibile, si possono garantire certezza e velocità nelle risposte alle sempre mutabili esigenze di tutela che interessano entrambe le parti del rapporto.
di Roberta Imbimbo