La Chirurgia Profilattica della mammella

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Il Prof. Diego Ribuffo, Ordinario di Chirurgia Plastica presso l’Università Sapienza di Roma , ci illustra le ultimissime frontiere nella diagnosi e nel trattamento personalizzato del tumore al seno

Professor Ribuffo, cos’è la mutazione BRCA?

È una mutazione di alcuni geni (ad oggi i più conosciuti sono i BRCA1 e BRCA2), che porta alla produzione di proteine che hanno una capacità di riparare i danni al DNA nettamente inferiore rispetto a quelle prodotte in assenza di mutazione. Chi le possiede (è famoso il caso dell’attrice Angelina Jolie) ha dunque un elevata possibilità di sviluppare un tumore del seno (o dell’ovaio). Ad oggi si calcola che circa il 10% dei casi di tumori al seno origini da difetti dei geni BRCA.

Come è possibile tutelarsi in questi casi?

Vi sono due possibilità: quella non chirurgica, che prevede controlli ravvicinati per tutta la vita, con l’obiettivo di diagnosticare precocemente un eventuale tumore quando è ai primissimi stadi; quella chirurgica prevede, invece, un intervento di mastectomia preventiva (più propriamente, di riduzione del rischio).

In cosa consiste questo intervento?

L’intervento consiste nello svuotamento delle mammelle con l’asportazione della ghiandola mammaria, ma con la conservazione del mantello cutaneo, dell’areola e del capezzolo. Questa procedura, che in mani esperte riesce a ridurre il rischio di insorgenza del tumore del 95% ed oltre, viene oggi eseguita nei più importanti reparti di Chirurgia Plastica universitari ed ospedalieri.

Come e quando vengono ricostruite le mammelle?

La ricostruzione è sempre immediata, vale a dire nello stesso tempo chirurgico, ed è quasi sempre basata sull’uso di protesi mammarie. E oggi, grazie anche allo sviluppo di tecniche per le quali l’Università Sapienza ed il Policlinico Umberto I di Roma sono all’avanguardia, è nettamente meno invasiva rispetto a dieci anni fa.

Professore, perché?

Oggi l’intervento può essere eseguito preservando totalmente il muscolo gran pettorale, in quanto sono state sviluppate reti biologiche e sintetiche in grado di sorreggere efficacemente la protesi, che viene inserita nella sua sede naturale, al davanti e non più dietro il muscolo stesso. Ciò consente risultati di estrema naturalezza, uniti ad una degenza più breve.

E’ un approccio applicabile sempre?

No, come ad esempio nel caso delle pazienti fumatrici. E’ quindi importante che che la selezione sia particolarmente accurata, per riservare l’approccio prepettorale unicamente alle pazienti con la corretta indicazione, e per consigliare il posizionamento della protesi dietro al muscolo in tutte le altre.

di Roberta Imbimbo

Per maggiori info: www.uniroma1.it