Bruno Benini
I nuovi orizzonti della chirurgia laparoscopica
Il progresso tecnologico e la ricerca scientifica rendono oggi disponibili una serie di metodiche interventistiche sempre più a dimensione di paziente, grazie alle quali è possibile trattare patologie in passato considerate incurabili. “La chirurgia laparoscopica, nata ormai più di 30 anni fa, si è recentemente consolidata in molte applicazioni della chirurgia addominale, soprattutto in quelle sedi che sono più difficili da raggiungere con la chirurgia tradizionale” asserisce con enfasi il dott. Bruno Benini, Specialista in Chirurgia Generale, dopo un’esperienza trentennale presso l’Ospedale San Camillo di Roma, e attualmente Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Laparoscopica e Tecnologie Avanzate Nuova Clinica Annunziatella di Roma; autore del “Manuale molto pratico di chirurgia laparoscopica”, nel corso della sua lunga attività professionale, ha applicato questa tecnica in migliaia di interventi chirurgici, confermandosi un’eccellenza nel panorama sanitario nazionale.
di Roberta Imbimbo
Dott. Benini, quali sono le ultimissime frontiere della chirurgia addominale laparoscopica?
Grazie a questo tipo di chirurgia mininvasiva, oggi è possibile eseguire interventi specialistici praticando piccolissime incisioni, dai 3 ai 10 mm di lunghezza, attraverso le quali vengono introdotti particolari strumenti di ultimissima generazione, dotati di fibre ottiche e collegati ad una telecamera che proietta su un monitor le immagini della cavità addominale, con un dettaglio visivo HD ed ultra HD. L’obiettivo primario di questa metodica, considerata la tecnica di scelta per l’esecuzione di interventi chirurgici sia in elezione che in urgenza, è essenzialmente quello di ridurre al minimo i disagi e le possibili complicanze ascrivibili ad un intervento “a cielo aperto” (il c.d. trauma chirurgico), rispettando maggiormente l’integrità anatomo-funzionale dei tessuti e dell’intero organismo. Grazie ai molteplici vantaggi offerti, essa viene quindi impiegata nel trattamento di numerose patologie (ernia iatale, reflusso gastroesofageo, tumore del colon, del rene e del surrene, malattia diverticolare), sebbene esistano delle limitazioni e controindicazioni legate al quadro clinico del singolo paziente.
Volendo entrare un po’ più nello specifico, quali vantaggi offre questo tipo di chirurgia rispetto a quella tradizionale?
In primo luogo, un più accurato controllo delle perdite ematiche intra-operatorie ed un minor rischio di infezione dovuto alla contaminazione con l’ambiente esterno (è stato inoltre dimostrato che essa provoca un aumento delle difese immunitarie). La mininvasività assicura, inoltre, notevoli vantaggi estetici per l’assenza di quelle cicatrici lunghe tipiche degli interventi chirurgici ad addome aperto; ed ancora, un minor dolore post-operatorio, una ripresa più rapida ed ottimale della funzione intestinale, della canalizzazione e delle normali attività lavorative e quotidiane. Per di più, essa determina la mancata o ridotta produzione di proinfiammatori da parte dell’organismo, creando quella sensazione di benessere generale che caratterizza il postoperatorio dei pazienti operati con questa tecnica, la cui soglia di gradimento è davvero alta.