Le nuove frontiere della Chirurgia Plastica

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Mastoplastica con grasso autologo della paziente

Grazie al perfezionamento delle tecniche chirurgiche, ed al continuo aggiornamento di specialisti altamente qualificati, oggi si parla di chirurgia oncoplastica della mammella, in grado di restituire alle donne malate di tumore al seno la propria integrità corporea. “La chirurgia plastica non può più essere considerata “parte integrante”, ma presupposto nel complesso meccanismo della cura della mammella, dove malattia e percezione di sé si intrecciano vicendevolmente” afferma il dott. Feliciano Ciccarelli, Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica di Napoli.

Dott. Ciccarelli, di cosa si occupa il reparto che lei dirige?

Il reparto di Chirurgia Plastica della Casa di Cura Villa dei Fiori di Acerra (Napoli) ha diverse aree di interesse, che spaziano dalla traumatologia alla chirurgia estetica. Quella che ha richiesto il maggior sforzo organizzativo, con scambi con centri italiani ed esteri, è la ricostruzione mammaria, che in Campania registra circa il 30% in meno di interventi rispetto la media nazionale (PNE 2016). Abbiamo anche istituito un gruppo interdisciplinare con oncologi, radioterapisti, anatomopatologi e genetisti dei migliori centri, con i quali discutiamo tutti gli aspetti di ogni caso.

Oggi l’intervento per tumore al seno deve necessariamente tendere alla contestuale ricostruzione della mammella coinvolta. In tal modo, è possibile restituire alle donne una completa integrità corporea?

Assolutamente sì. In Italia oggi vivono circa 800.000 donne con diagnosi pregressa di tumore o che lo stanno affrontando. La sopravvivenza a 5 anni varia dall’87% fino al 95% ed è oramai inconcepibile non offrire una opportunità di ricostruzione. Ho imparato che il seno, al di là della percezione estetica, per la donna rappresenta maternità, dialogo, apertura relazione.   Negli ultimi 15 anni l’approccio ricostruttivo ha dimostrato un trend di crescita costante. La collaborazione tra Chirurghi generali e plastici è fondamentale per essere oncologicamente radicali e contestualmente illustrare le possibilità ricostruttive.

La ricostruzione può essere effettuata mediante l’inserimento di protesi o l’utilizzo di tessuti autologhi della paziente. Lei quale metodica predilige?

L’utilizzo del tessuto autologo, sebbene tecnicamente più complesso, è sempre preferibile, dove possibile, perché garantisce risultati più naturali e riduce le problematiche connesse all’utilizzo delle protesi, quali contratture, infezioni o risultati innaturali. La nostra sfida è quella che una nostra paziente, una volta guarita dal tumore, torni a vivere pienamente la propria femminilità.

Per maggiori info inserire sito internet:

www.felicianociccarelli.it

felicianociccarelli@libero.it

di Roberta Imbimbo