MICHELE RAMAGLIA UN NUOVO DISPOSITIVO DI FILTRAGGIO PER CORONAVIRUS

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UN NUOVO DISPOSITIVO DI FILTRAGGIO PER CORONAVIRUS

Successivamente allo scoppio dell’emergenza Coronavirus, i sistemi di filtraggio dell’aria stanno assumendo un’importanza sempre maggiore per tutelare la salute pubblica e per migliorare di conseguenza la qualità degli ambienti di lavoro.

L’Ingegnere Michele Ramaglia, azionista della Adiramef S.r.l. – società Campana altamente specializzata nell’assistenza tecnica di apparecchiature elettromedicali, elettriche ed elettroniche in ambito sanitario, industriale, e servizi, nonché nella progettazione, realizzazione e manutenzione di impianti tecnologici di ultimissima generazione e nella progettazione e costruzione di dispositivi medici – ha recentemente  progettato un dispositivo di trattamento dell’aria denominato (CD 19-23) in grado di distruggere il Covid-19 e qualunque altro patogeno. L’Adiramef S.r.l. dopo aver eseguito studi accurati con i suoi progettisti, per trattare aria di impianti di climatizzazione già in funzione, non potendo utilizzare ulteriori filtri tradizionali meccanici (ULPA / HEPA) che avrebbero ridotto drasticamente l’efficienza degli impianti stessi, ha progettato e realizzato un sistema di filtraggio a trappole, non meccanico, lungo la corrente del flusso dell’aria, per distruggere tutti i patogeni.

di Roberta Imbimbo

Ing. Ramaglia, ci può parlare di questo nuovo dispositivo di filtraggio denominato CD 19-23?

A seguito della richiesta di un nostro cliente, di rilevanza nazionale, per la riqualificazione impiantistica di locali da destinare a terapia intensiva per la realizzazione di un reparto COVID, mi sono posto il problema di come trattare la qualità dell’aria in espulsione da un ambiente contaminato. Una volta trovata la soluzione, l’ho condivisa con il cliente con il quale ho approfondito la questione assieme a virologi e colleghi dell’Istituto Superiore di Sanità.

Per distruggere il Coronavirus e qualunque altro tipo di patogeno, non modificando gli impianti già esistenti nelle strutture ospedaliere, e più in generale in tutti gli impianti di trattamento aria per ambienti a contaminazione rigorosamente controllata, si è dovuto studiare e progettare, un sistema di trattamento specifico senza filtri meccanici (tipo ULPA / HEPA) sull’espulsione dell’aria, in modo che questi ultimi potessero immettere nell’atmosfera, aria pulita e non contaminata.

La maggior parte degli ospedali ha invece un sistema di areazione che filtra l’aria solo in fase di immissione. Il problema che a mio avviso si è presentato in molte strutture ospedaliere della Lombardia, regione in cui si sono registrati il più alto numero di contagi da Covid-19, è da imputare essenzialmente ai seguenti fattori importanti:

  • probabilmente e quasi certamente ai ricambi d’aria non adeguati negli ambienti di terapia intensiva;
  • probabilmente a mancanza di aree filtro in pressione negativa che impediscono la fuoriuscita di aria contaminata all’esterno degli ambienti dove ci sono i pazienti;
  • impianti probabilmente non a tutta aria primaria, ma con ricircolo;
  • impianti di ripresa aria dagli ambienti contaminati, che immettono aria in atmosfera libera, e molte volte in aree tecniche sui terrazzi di fabbricati, in adiacenza a riprese di altri impianti di trattamento aria per altri reparti, causandone una contaminazione a cascata, in tutta la struttura ospedaliera (reparti, corridoi, atri, hall, ma anche aree esterne quali viali pedonali interni alle strutture e parcheggi sotterranei) asservita dagli impianti aeraulici stessi;
  • mancanza o cattivo utilizzo dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale);
  • cattiva manutenzione degli impianti aeraulici;
  • reparti di terapia intensiva promiscui;
  • percorsi di pulito e sporco non ben separati;
  • accettazioni di pronto soccorso promiscue.

Il nostro lavoro di progettazione è nato, quindi, dalla necessità di rispondere alle richieste di quelle realtà ospedaliere che hanno voluto modificare i propri impianti, rendendoli decisamente più sicuri.

Pertanto abbiamo evitato l’utilizzo di filtri meccanici che avrebbero comportato grosse perdite di carico.

Si è realizzato un sistema di trappole in serie per il trattamento del flusso d’aria senza ostacoli meccanici, in grado di trattare adeguatamente l’aria in espulsione distruggendo quindi, tutti i patogeni in essa contenuti.

 

Nello specifico, in cosa consiste questo sistema di trappole da voi ideato?

Il sistema CD 19–23 (denominazione attribuita nella richiesta di brevetto n. 202020000001318) è diviso in tre sezioni (Trappola A, Filtro UV-C; Trappola B, Filtro Elettrostatico e Trappola C, Filtro Termico che può andare dai 40 ai 100 gradi centigradi): l’utilizzo a cascata di queste trappole – correlato in modo corretto alla portata e alla velocità del flusso – agendo su DNA, RNA, SPIN e Termolabilità, consente la distruzione molecolare del Virus. Tali trappole investono il fluido (aria) con forti dosi di luce UV-C, massicci campi elettrostatici e letali dosi di calore.  Per certificare la richiesta di brevetto da noi avanzata, ci siamo interfacciati con diverse figure del mondo accademico. I risultati teorici sono davvero sorprendenti e sono scientificamente provati avendo sapientemente assemblato tecnologie collaudate ed utilizzate da oltre cento anni nei più disparati settori.

Ciò che è davvero innovativo è l’approccio ad un metodo di filtraggio a trappole in sequenza, che non compromette l’efficienza e l’efficacia dell’impianto esistente.

Con il nostro sistema, l’impianto non perde la sua performance, ma garantisce una espulsione e/o una immissione di aria, senza presenza di patogeni e senza alterare il funzionamento e la configurazione tecnica degli impianti esistenti.

 

Quali strutture si sono avvalse di questo sistema innovativo?

Ad oggi l’Ospedale Cotugno di Napoli è la prima realtà sanitaria Campana ad utilizzare il CD 19–23, anche se siamo stati contattati da altre strutture ospedaliere, che hanno mostrato un forte interesse per il nostro dispositivo.

È di dominio pubblico, che l’Ospedale Cotugno, grazie alle proprie procedure sanitarie per la cura e il contenimento delle infezioni, non ha registrato alcun contagio tra il personale medico, sanitario e degli addetti ai lavori, durante questa terribile emergenza.

E questo è un traguardo a dir poco straordinario al quale crediamo di aver contribuito nel nostro piccolo, con idee innovative e interventi tecnici mirati!

Secondo me, considerando che il lockdown di questo periodo avrà ripercussioni devastanti sull’economia e non solo del nostro Paese, questa esperienza ci invita ad una riflessione conclusiva: molto probabilmente questa emergenza storica poteva essere gestita in modo differente, lasciando aperti interi settori produttivi e molte attività commerciali esclusivamente trattando adeguatamente il principale mezzo di trasmissione del virus, ovvero l’aria negli ambienti di lavoro, chiaramente utilizzando a supporto anche i Dispositivi di Protezione Individuale e tutti i processi di igienizzazione.

 

Approfitto di questa occasione per ringraziare coloro che hanno creduto nel nostro progetto dandoci la possibilità di realizzarlo: l’Architetto Rullo, il dott. Gianluca Giaconia Responsabile UOS Ingegneria Clinica ed il dott. Giuseppe Fiorentino Direttore del reparto di terapia sub intensiva dell’Ospedale Cotugno di Napoli.