Chirurgia personalizzata, tempi di riabilitazione ridotti, tecniche chirurgiche sempre più mini-invasive ed accurate, materiali protesici sempre più performanti e biocompatibili. Sono questi alcuni dei traguardi resi oggi disponibili dal progresso tecnologico e dalla ricerca scientifica per la cura delle patologie ortopediche. Ad illustrarci le ultime frontiere in materia è il dott. Michel Oransky, Chirurgo Ortopedico di Roma, specializzatosi in Ortopedia e Traumatologia (10/11/76) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma; oggi uno dei massimi esperti a livello nazionale ed internazionale per il trattamento delle fratture di bacino, delle deformità post-traumatiche e della protesizzazione dell’anca.

 

di Roberta Imbimbo

 Dr. Oransky, lei è considerato un esperto nel trattamento delle fratture del bacino e dell’acetabolo. Ci può spiegare in cosa si caratterizza la sua attività?

Ho iniziato questa professione nel 1985 sotto la guida del chirurgo francese Emile Letournel che ideò questa chirurgia. Da allora, sono stati fatti molti progressi in questo campo. Oggi è infatti possibile trattare queste lesioni con tecniche meno invasive, che mirano alla conservazione delle articolazioni, offrendo al paziente numerosi vantaggi: minori perdite di sangue ed un più rapido ed efficace recupero post-operatorio e della vita di relazione.

Negli anni, lei ha maturato una grande esperienza anche nel trattamento di fratture complesse di altri distretti. Tutte le fratture guariscono correttamente?

Purtroppo no! Per svariate circostanze, esiste una percentuale di pazienti nei quali la frattura non guarisce adeguatamente, o perché non si rimargina oppure perché residua una deformità che impedisce la normale attività quotidiana e sportiva.

Cosa si può fare in questi casi?

La correzione delle deformità dei difetti di asse e lunghezza è possibile dopo un’adeguata pianificazione finalizzata a ripristinare la corretta funzionalità delle articolazioni. La ricostruzione delle articolazioni può essere svolta utilizzando tecniche poco invasive, benché talvolta si renda necessaria la sostituzione articolare.

Tra gli sportivi la patologia dell’anca è una problematica diffusa?

La ripetizione di movimenti estremi tra i calciatori ed i praticanti delle arti marziali può generare fastidiose pubalgie che in realtà sono dovute ad una patologia misconosciuta dell’anca. Ci sono tuttavia terapie che consentono di recuperare completamente le funzionalità perse e di tornare a svolgere attività sportiva.

Quali sono i problemi più comuni che possono insorgere dopo un’artroprotesi dell’anca?

La stragrande maggioranza delle protesi ha un risultato positivo. Nel corso degli anni, tuttavia, la protesi può usurarsi. In questi casi è possibile revisionare l’impianto e ripristinarne la corretta funzionalità.

Per maggiori info: www.ortopediatraumatologia.it

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