‘Tredici 2’ e il suicidio di Hannah: un lungo percorso per scoprire la verità

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Non ce l’aveva fatta a sopportare. Hannah Baker si era tolta la vita, tagliandosi le vene: era giovane, carina, una ragazza fantastica che non riusciva più a convivere con i suoi fantasmi. Era stata vittima del bullismo, aveva subito una violenza sessuale. È lei a raccontarlo nelle cassette che ha lasciato ai compagni di scuola, è lei che, in un crescendo di dolore e disagio, spiega il perché di quel gesto. Tredici, la serie Netflix dal bestseller di Jay Asher, è diventata un successo mondiale. Ha aperto il confronto tra adolescenti e genitori, ha spinto gli insegnanti a farsi tante domande. Un dibattito aperto sui social: un racconto come questo poteva concludersi senza offrire risposte? No, naturalmente.

Dal 18 maggio Netflix propone (in 190 Paesi) la seconda stagione del teen drama. Un secondo capitolo in cui si va alla ricerca della verità e della giustizia, in cui “gli altri”, quelli che sono stati a guardare, svelano le proprie fragilità. La scelta di far raccontare alla vittima, Hannah (Katherine Langford), tutta la storia (come nel film Amabili resti di Peter Jackson) è stata vincente. Come sottolinea l’autore della serie, Brian Yorkey, “il realismo era fondamentale, perché non puoi edulcorare la realtà. In America i ragazzi sono grati perché abbiamo portato alla luce il problema. Quando un giovane si toglie la vita le ragioni appaiono inspiegabili e possono rimanere segrete. Chi è vittima di abusi spesso è riluttante a aprirsi. Nessun imbarazzo a parlare di omosessualità, sostanze o paura di non sentirsi all’altezza”.

La serie racconta Hannah e il suo mondo, l’amico Clay (Dylan Minnette) accusato dall’ex della ragazza, Justin (Brandon Flynn), di avere un ruolo nella morte della ragazza. È Clay il destinatario delle cassette, che svelano intrecci che sembrano usciti dalle cronache dei giornali, perché il bullismo è diventato un problema diffusissimo. Hannah accusa Justin, che ha diffuso una sua foto intima, l’ha spedita a tutta la scuola. Jessica (Alisha Boe), amica della ragazza, si allontana quando si mette con Alex (Miles Heizer).

La classifica delle più belle, la paura di non essere all’altezza, l’esclusione dal gruppo, lo strapotere del ricco e viziato, il campione che ti mette le mani addosso perché pensa di poterselo permettere perché a lui non si dice mai ‘no’. Ma anche la violenza repressa del timido che invece aveva perseguitato Hannah; anche i più imbranati mostrano la faccia feroce.

Gli adulti difficilmente capiscono fino in fondo i meccanismi, ma Olivia (Kate Walsh), la madre di Hannah, dopo aver scoperto che la figlia era finita nella lista come “miglior sedere” e aver letto le scritte oscene nei bagni della scuola, accusa i professori. Mentre la madre di Clay è l’avvocato difensore dell’istituto. E il professor Porter (Derek Luke), lo psicologo che aveva minimizzato il malessere di Hannah, ha una parte di colpa? “Ci siamo impegnati a rappresentare tutti” spiega Yorkey “l’atleta, il vincente, il nerd, lo studente silenzioso per capire cosa ci sia dietro quel silenzio. I ragazzi sono più complessi di quanto facciano trasparire. Va spiegato che anche la fragilità può essere glamour. La narrazione raggiunge il picco quando quelli in secondo piano riescono a farsi vedere e sentire, quando non sono più invisibili. Da adolescenti tutti abbiamo vissuto questa esperienza. La società ti vuole perfetto, devi corrispondere a un modello. La diversità è una ricchezza ma lo capisci crescendo”.

Tredici ha saputo creare empatia perché non nasconde le difficoltà, mostra come per tutti il percorso per rinascere sia difficile. “Jessica beve, vive amori difficili” osserva Yorkey “Si riprenderà. Ma nella vita per ‘rimettersi in riga’ difficilmente si segue una linea retta: la strada è piena di ostacoli, cadiamo, ci rialziamo. E questo va mostrato”.

fonte:http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2018/05/17/news/_tredici_2_e_il_suicidio_di_hannah_un_lungo_percorso_per_scoprire_la_verita_-196646833/