Così il Dna ha cambiato il mondo. O no?

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Ci avevano detto che tutto sarebbe stato diverso. Che sarebbero arrivate le cure personalizzate. Di dimenticare la medicina come era stata fino a quel momento, perché la prospettiva sarebbe stata completamente nuova. È andata proprio così? In parte sì: in meno di 18 anni, che per la storia della medicina è un tempo brevissimo, molto è cambiato.

“La genetica ha avuto un ruolo importante e ce l’ha tuttora”, risponde Andrea Grignolio, docente di Storia della medicina alla Sapienza di Roma: “Le cose sono andate più lentamente di come ci si aspettava, ma sono emerse novità davvero rilevanti. Prima di tutto che i farmaci non funzionano allo stesso modo in tutti i pazienti: possono essere molto efficaci per alcuni, meno per altri. O che le dosi da somministrare possono essere diverse da persona a persona. Prima del sequenziamento del genoma avevamo solo tre tipi di tumore del polmone, oggi sappiamo invece che ce ne sono 12-13 tipi diversi perché differenti sono le proteine di superficie che rispondono ai trattamenti. Quindi anche la nosologia, quella disciplina che cerca di capire quante e quali siano le malattie, sta cambiando sulla base dei dati che emergono a livello genetico”.

Ma cosa vuol dire che la medicina dei grandi gruppi è diventata la medicina personalizzata? “Che i farmaci sono sempre più specifici – continua l’esperto – e questo fa tornare in auge il rapporto medico-paziente che era stato per certi versi messo da parte. E avremo sempre più bisogno di chi può interpretare i nostri dati genetici. Pensiamo ai geni BRCA 1 e 2, responsabili di un alto rischio di carcinoma mammario e dell’ovaio: la genetica non sempre ci dà un’indicazione precisa e non è facile vivere con questa spada di Damocle. Ecco perché queste informazioni devono essere assolutamente mediate da un genetista medico”.

Non bisogna però dimenticare che la vecchia cara medicina ha fatto tanto prima della genetica, e non bisogna pensare che sia tutto da buttare via o tutto sbagliato. L’importanza degli stili di vita, per esempio, è stata compresa dai grandi studi epidemiologici del secolo scorso, che ci hanno fatto capire la differenza tra il mangiar bene o male, tra fare esercizio fisico e non farlo, tra fumare e non fumare: tutto quello che davvero ha portato all’allungamento della vita media, insieme ai grandi farmaci del sistema cardiovascolare e ai tantissimi presidi che oggi usiamo. La genetica è certamente il futuro, ma per il momento è riservata solo alle malattie molto gravi.

Fonte http://www.repubblica.it/speciali/salute/ricerca-e-medicina/2018/02/18/news/come_cambia_la_ricerca_in_biomedicina_-_intervista_ad_andrea_grignolio-189147513/