Alessandro Vallese, classe 1978, non è solo un noto avvocato penalista (laureatosi in Giurisprudenza nel 2002, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) ma anche un ex cantante lirico (passione che ha coltivato fino a circa dieci anni fa parallelamente all’esercizio della professione). All’apice di una collaborazione ventennale con l’Avvocato Lorenzo Crippa, nel giugno del 2020 ha dato vita allo Studio Legale Crippa Vallese, altamente specializzato in Diritto penale fallimentare, Diritto penale tributario, Diritto penale del lavoro e Diritto penale minorile.

di Roberta Imbimbo

Avv. Vallese, uno dei maggiori problemi che attanaglia oggi il diritto penale dell’impresa è quello della spersonalizzazione della difesa (vostro obiettivo è dunque quello di ri-personalizzarla). Cosa può dirci a riguardo?

Vi sono contestazioni per reati anche molto gravi diventate oggi pressoché automatiche. Ad esempio quando, nell’ambito delle attività di controllo svolta dall’Agenzia delle Entrate, questa ritiene di aver individuato condotte aventi rilievo penale, inoltra la notizia di reato in Procura. Questa stessa notizia di reato, il più delle volte, genera automaticamente delle contestazioni – come quella per dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, punita con la reclusione da tre a otto anni, e per riciclaggio, punito da 4 a 12 annicon l’applicazione di misure cautelari, come il sequestro del profitto del reato. In molti casi quest’ultima misura cautelare si traduce in un blocco delle attività dell’azienda (che non può, in astratto, considerarsi terzo estraneo al reato poiché ha beneficiato del profitto dell’illecito commesso dal suo legale rappresentante) e in una paralisi totale della vita imprenditoriale. Il sequestro preventivo dei beni aziendali è infatti un provvedimento oneroso per chi lo subisce, che si vede spesso privato delle proprie risorse economiche e destinato, in prospettiva, al fallimento, ancor prima che giunga una sentenza definitiva di condanna, e quindi sulla base di semplici presunzioni di reato e non di univoci elementi probatori di accusa. Una grande anomalia considerando che, nel processo penale a differenza di quello tributario, le presunzioni, pur potendo avere valore indiziario, non possono costituire di per sé fonte di prova della commissione dell’illecito, assumendo il valore di dati di fatto che devono essere valutati liberamente dal Giudice penale unitamente ad elementi di riscontro che diano certezza dell’esistenza della condotta criminosa. Questo perché in sede penale ovviamente non si mira ad accertare il quantum evaso, ma l’attribuibilità o meno all’imputato di una condotta illecita oltre ogni ragionevole dubbio. Più volte del resto la Suprema Corte è intervenuta sull’argomento esprimendo il principio di diritto secondo cui il Giudice penale può legittimamente fare ricorso agli accertamenti effettuati dall’Amministrazione finanziaria anche ai fini della determinazione dell’ammontare dell’imposta evasa, i quali, tuttavia, rivestono valore di elementi indiziari, che per assurgere a dignità di prova devono trovare risconto in altri elementi probatori o in altre presunzioni tributarie gravi, precise e concordanti.

Alla luce di questo quadro operativo, lei cosa si augura?

Credo fermamente che più che una Riforma di Legge – da poco è entrata in vigore la Riforma Cartabia, fortemente voluta dal governo Draghi per velocizzare le tempistiche dei processi penali – ci voglia un radicale cambiamento culturale e mentale. Oggi non solo si sono inasprite molte fattispecie penali tributarie e si sono allungati i relativi termini di prescrizione ma anche e soprattutto vengono facilmente emesse condanne per fatti che a volte non costituiscono nemmeno reato. Quando invece basterebbe osservarli con un po’ di serenità, affrancandosi da questi pericolosi automatismi presuntivi ed esigendo sempre e comunque l’indagine e la prova oltre ogni ragionevole dubbio. Non si può e non si deve condannare sulla base di semplici presunzioni.

Per queste ragioni è estremamente importante rivolgersi a professionisti esperti che sappiano far valere le pretese degli assistiti in sede giudiziaria. Quali sono i punti di forza dello Studio Legale Crippa Vallese? (la parte evidenziata in giallo sono online per limiti di impaginazione)

Lo Studio è altamente qualificato nel fornire assistenza legale nell’ambito del processo penale, in particolare per reati tributari: dalle contestazioni della Guardia di Finanza alle misure cautelari applicate dalla Procura della Repubblica fino al processo penale per reati tributari, la nostra prerogativa è quella di seguire il Cliente a 360 gradi, e di creare rapporti solidi e di piena fiducia con ogni singolo assistito, da sempre al centro delle nostre attività professionali. Il nostro obiettivo è infatti quello di prenderci personalmente cura delle sue esigenze in ogni dettaglio, offrendo risposte rapide, precise e puntuali (l’avviso di garanzia, il decreto di perquisizione, il sequestro preventivo, la custodia cautelare hanno del resto un’urgenza di legge poiché i tempi sono dettati dal codice). Nostro principale punto di forza è quindi assistere il Cliente nell’intera fase del giudizio penale valutando e predisponendo la migliore strategia difensiva possibile, avendo capacità di visione di ciò che potrà accadere nel corso del processo (grazie all’esperienza maturata in tanti anni di attività, a fronte di un particolare dato processuale, siamo in grado di prevedere gli sviluppi di una determinata vicenda giudiziaria). Una peculiarità molto importante che ci ha consentito di infoltire sensibilmente il nostro parco clienti su tutto il territorio nazionale, dove siamo perfettamente operativi grazie a partnership preziose e ormai consolidate da anni.

 

Per maggiori info (https://www.crippavallese.com)