Il nuovo decreto legge n. 39 del 2024, in vigore dal 29 marzo e convertito in legge con un maxi-emendamento del Governo, contiene misure di natura essenzialmente fiscale e finanziaria dirette a modificare, in più parti, il regime fiscale del cosiddetto Superbonus ed in generale quello relativo alle agevolazioni nel settore edilizio. Interviene sull’argomento, Alessandra Calabrò, Avvocato cassazionista del foro di Roma specializzata in diritto tributario e in penale tributario, con una vasta esperienza anche nel campo del recupero e della ristrutturazione del credito.
di Roberta Imbimbo
Avv. Calabrò, quali sono le principali novità contenute nel nuovo decreto legge n. 39 del 2024?
La Legge di conversione del Decreto-legge n. 39/2024 (c.d. “Decreto Taglia Crediti”), introduce una serie di modifiche stringenti che rafforzano la stretta sui bonus edilizi originariamente in vigore. Si tratta di un provvedimento fortemente voluto dal Governo, ed in particolar modo dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con l’intento di dare respiro ai conti pubblici, sui quali le agevolazioni fiscali stavano gravando in maniera eccessiva (per l’esecutivo il deficit pubblico – che ammonta a circa 135 miliardi di euro – era diventato davvero insostenibile). Oltre all’obbligo di spalmare la detrazione in 10 anni per gli interventi di Superbonus, sismabonus e barriere architettoniche, la novità fondamentale contenuta nel Decreto de quo riguarda l’eliminazione di tutte le eccezioni che ancora consentivano ad alcune categorie, e per determinati tipi di interventi, di godere degli sconti in fattura o della cessione del credito (il D.L. 212/2023 le ammetteva in determinati casi per il bonus barriere architettoniche ed i lavori per enti del Terzo settore). Dal 30 marzo l’unica possibilità resta quindi quella delle detrazioni fiscali. Il Decreto riguarda sia il Superbonus – che a mio avviso ha consentito di far ripartire l’economia italiana in settori strategici come quello edilizio – che i bonus barriere architettoniche e gli interventi di recupero di edifici nelle aree sismiche, tranne per i crediti relativi alla ricostruzione del cratere appenninico colpito dal terremoto del 2009. Una novità molto forte anche dal punto di vista politico perché agisce retroattivamente, ovvero per quegli interventi già avviati con procedimenti edilizi ma con lavori ancora non eseguiti.
Più nello specifico, quando la norma agisce retroattivamente?
Il D.L. 39/2024 esclude dall’opzione della cessione del credito i contribuenti che non hanno iniziato i lavori agevolati con tutti i bonus edilizi pur avendo presentato CILAS, titolo abilitativo o delibera assembleare entro il 16 febbraio 2023 così come previsto dal D.L. 11/2023. In altri termini, pur avendo avviato una pratica CILAS entro la data sopra indicata, se non si dispone di regolare fattura di pagamento dei lavori si perde automaticamente l’accesso alla cessione del credito con l’unica possibilità di poter usufruire della detrazione decennale del credito d’imposta.
Il Decreto Superbonus contiene una misura destinata ad impattare in modo negativo anche sul sistema bancario. Perché?
Il Decreto Superbonus stabilisce che dal 1° gennaio 2025 le Banche e gli Istituti di credito non potranno più utilizzare i crediti derivanti dal Superbonus e dai bonus edilizi, precedentemente acquistati, per compensare i crediti previdenziali, ovvero contributi Inps e i premi Inail dovuti. Questo significa che le Banche non riusciranno facilmente a smaltire i crediti acquistati e non ne acquisteranno di nuovi. Inoltre, le Banche e gli Istituti di credito che hanno acquistato i crediti ad un prezzo inferiore al 75% potranno utilizzare tali crediti in 6 rate annuali anziché in 4 e la quota di credito non utilizzata non potrà essere fruita negli anni successivi. Il blocco delle compensazioni con debiti previdenziali e assicurativi – disposizione pensata per punire le Banche che hanno acquistato crediti ad un prezzo troppo basso, approfittando del blocco che ha messo in crisi professionisti e imprese – si tradurrà purtroppo in un ulteriore intasamento del mercato dei crediti edilizi.
In conclusione, come giudica questo nuovo impianto normativo?
Questa misura, dichiarata emergenziale per preservare i conti pubblici, è estremamente stringente per tutte le imprese del settore edilizio che hanno trainato il PIL italiano degli ultimi anni. A mio avviso, quindi, se è vero che da un lato bisogna salvaguardare le casse dello Stato, dall’altro bisogna necessariamente tutelare un settore strategico per l’economia del nostro Paese. L’Italia e le imprese del settore edilizio hanno bisogno di norme meno rigorose, in grado di favorire investimenti a lungo termine in efficienza energetica e sostenibilità, soprattutto in considerazione degli obiettivi sfidanti posti dalla transizione energetica così come riportati nel PNIEC.
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