Mercati incerti tra guerra commerciale e possibili rialzi dei tassi Fed

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MILANO – Ore 9:30. I mercati affrontano l’ultima seduta della settimana guardando ai dati in arrivo dagli Stati Uniti sul mercato del lavoro e sull’andamento dei salari: quest’ultima indicazione, in particolare, potrebbe spostare gli equilibri delle attese sull’inflazione e rafforzare la sensazione che la Federal Reserve possa stringere il costo del denaro quattro volte durante l’anno. La Banca centrale Usa, d’altro canto, nell’ultima riunione ha deciso di mantenere i tassi invariati – come da attese – e non ha posto l’accento sulla necessità di accelerare la risalita dei tassi per contrastare l’inflazione.

Le azioni asiatiche hanno chiuso deboli mentre gli investitori continuano a soppesare i possibili esiti del braccio di ferro sul commercio tra Stati Uniti e Cina. Gli scambi in Giappone sono rimasti fermi per una festività nazionale, mentre i listini europei sono misti. Milano segna un guadagno dello 0,7%, mentre Londra lima lo 0,5%, come ParigiFrancoforte lo 0,8%. Hong Kong perde lo 0,81%, Shanghai lo 0,11% e Singapore lo 0,7%. A Piazza Affari si registrano i conti di Generali, con utile in crescita dell’8,6% nel primo trimestre. Va poi in scena l’assemblea della verità per Tim, con lo scontro tra Vivendi ed Elliott alla prova dei voti dei soci.

L’euro apre sotto quota 1,20 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,1979 dollari e 130,72, yen. Dollaro/yen giù a 109,14. Menzione per il peso argentino, piombato a un nuovo record di 23 per un dollaro nonostante il tentativo di sostegno della Banca centrale con la seconda mossa sui tassi in una settimana. L’istituto ha preso alla sprovvista gli investitori, ieri, aumentando il costo del denaro di ben 300 punti base al 33,25%. Erano stati alzati al 30,25% dal 27,25% solo sei giorni fa. Lo spread tra Btp e Bund apre stabile a 119,7 punti (120 ieri sera in chiusura di giornata). Il rendimento del titolo decennale italiano è all’1,72%. La giornata macroeconomica, a parte i dati Usa, si segnala per i Pmi sui servizi e le vendite al dettaglio dell’Eurozona.

La seduta di ieri a Wall Street è finita in generale ribasso ma ben lontano dai minimi intraday: un forte sell-off era scattato quando il Dow Jones e l’S&P 500 avevano rotto al ribasso la loro media mobile a 200 giorni, poi recuperata. L’indice delle 30 blue chip è riuscito a mettere a segno un rialzo frazionale (+0,02%) dopo cinque sedute di fila in calo. Lo S&P500 ha perso invece lo 0,23% e il Nasdaq lo 0,18%. I listini si apprestano ad archiviare la seconda settimana consecutiva in ribasso. Gli investitori sono alle prese con una stagione delle trimestrali buona ma apparentemente non sufficiente per controbilanciare le crescenti tensioni geopolitiche e lo spettro di un’inflazione in ripresa, cosa che potrebbe costringere la Fed ad alzare i tassi più repentinamente del previsto.

Quotazioni dell’oro stabili: il lingotto con consegna immediata arretra dello 0,05% a 1.311,5 dollari l’oncia. Anche il prezzo del petrolio è stabile, dopo l’aumento delle scorte settimanali Usa e i timori per nuove sanzioni Usa all’Iran. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti guadagnano 2 cent a 68,45 dollari e quelli sul Brent crescono di 1 cent a 73,73 dollari.

Fonte: https://www.repubblica.it/economia/2018/05/04/news/borsa_4_maggio_2018-195472223/