Decolla il progetto della separazione della rete di Tim che per il prossimo triennio conta di mantenere i ricavi stabili, ridurre i debiti, tornare alla cedola per le ordinarie e generare 4,5 miliardi di flussi di cassa lordi. Questi in sintesi i contenuti del nuovo piano industriale dell’ad Amos Genish, che su mandato unanime del cda di Telecom ha avviato l’iter formale per la notifica all’Agcom del progetto di separazione volontaria della rete di accesso fissa. Il progetto, si legge in una nota, prevede la creazione di una Netco controllata al 100% da Tim, proprietaria della rete di accesso e di tutta l’infrastruttura, “manterrà invariato il perimetro del gruppo, avverrà in conformità e nel rispetto della disciplina del Golden Power”.
I RISULTATI
“E’ stato un anno record per Tim con un’accelerazione nel quarto trimestre, sia in termini assoluti che in confronto con i nostri principali concorrenti, le nostre top e bottom line sono decisamente migliori -ha commentato Genish – Abbiamo visto una crescita in tutte le aree: in Italia, in Brasile e nel complesso è stato un ottimo trimestre, molto solido”. L’azienda ha chiuso l’anno in linea con le attese degli analisti, registrando ricavi pari a 19,8 miliardi (+4,2% su anno), un margine lordo di 7,79 miliardi (-2,6%rispetto al 2016) perché “sconta l’impatto negativo di oneri non ricorrenti per complessivi 883 milioni, di cui 700 legati al piano di esuberi, utile in crescita a 1,1 miliardi e debiti stabili a 25,3 miliardi.
LA RETE
Ma è sulla rete e sulla capacità di far migrare i clienti adsl alla fibra, che si gioca la partita di margini e ricavi del prossimo triennio.
“La strategia di far migrare clienti nel fibra, solo nell’ultimo trimestre abbiamo migrato 400mila clienti verso la fibra – ha precisato Genish – che fa sì che possiamo pensare che il piano strategico sia fattibile. Abbiamo la copertura migliore in Europa di banda ultra larga, con una penetrazione totale al 29%: c’è quindi ancora molto potenziale e la Rete è pronta, faremo di più negli anni a venire”.
IL BRASILE
Per quanto riguarda il Brasile invece continuerà a spingere sulla migrazione da pre a postpaid e sul nuovo business della banda larga fissa, ma non sono escluse neppure integrazioni, come quella con il gruppo carioca del fisso Oi. “Oi dovrebbe uscire dal chapter 11′ nel 2019 – ha aggiunto Genish-, abbiamo abbastanza tempo per valutare questa possibilità (di consolidamento, ndr) ma Tim Brasil ha un potenziale di crescita stand alone e bisogna stare attenti a non metterlo a rischio”.
IL DIVIDENDO
La società ha proposto la distribuzione di un dividendo pari a 2,75 centesimi, solo per le zioni risparmio ma di qui al 2020, potrebbe tornare a pagare una cedola anche alle ordinarie. Telecom sarà “in grado di tornare al dividendo nel prossimo triennio: se raggiungeremo gli obiettivi lo prenderemo in considerazione – ha concluso Genish, precisando che al momento “il pay out non è stato discusso nè approvato dal consiglio di amministrazione”.
L’ASSEMBLEA
Infine l’assemblea che dovrà approvare bilancio e dividendi alle rnc è convocata per il 24 aprile prossimo. In quel contesto, il fondo Elliott (padrone del 3% delle ordinarie e del 3% delle rnc) ha già fatto sapere che si presenterà per chiedere la revoca di 7 su dieci dei consiglieri espressi da Vivendi per nominare una sua lista di illustri professionisti tutti italiani, tra cui anche un nuovo presidente e un nuovo ad.
Fonte http://www.repubblica.it/economia/finanza/2018/03/07/news/tim_il_cda_approva_la_separazione_della_rete_utile_2017_a_1_1_miliardi-190655572/