Quante volte un chirurgo rinoplastico sente pronunciare queste parole da un paziente insoddisfatto dell’esito dell’intervento di rinoplastica a cui si è sottoposto! Nelle casistiche internazionali dei migliori chirurghi l’incidenza di risultati imperfetti varia tre il 5% e il 9%. D’altra parte qualsiasi intervento di chirurgia plastica può prevedere un successivo miglioramento, e la rinoplastica naturalmente non fa eccezione. A maggior ragione poi quando la rinoplastica è una secondaria o di revisione. Ma cosa significano esattamente questi termini? Lo chiediamo al dr. Sebastiano Sciuto, tra i più esperti chirurghi rinoplastici italiani, con un’esperienza trentennale nel campo, co-fondatore dell’AICEFF (Associazione Italiana di Chirurgia Estetica e Funzionale della Faccia) e dell’Accademia Italiana di Rinologia, socio dell’European Academy of Facial Plastic Surgery.
Dr. Sciuto, una vita professionale dedicata alla rinoplastica.
Proprio così: il campo principale del mio interesse professionale negli ultimi trent’anni è stata la chirurgia del naso in tutti i suoi aspetti, con l’obiettivo principale di conseguire il difficile e delicato equilibrio fra funzionalità ed estetica. Sono stato tra i primi ad applicare la tecnica chirurgica della chirurgia nasale endoscopica, che permette di intervenire passando all’interno delle cavità nasali senza operare alcun tipo di taglio esterno, riducendo sensibilmente i tempi di guarigione.
Con cadenza triennale dirigo Naso & Dintorni, un corso internazionale di chirurgia del naso e della faccia, un’interessantissima e fondamentale occasione di scambio di esperienze professionali e umane, al quale, dal 1993 (prima edizione) ad oggi, hanno partecipato centinaia di chirurghi italiani e stranieri. Ho eseguito migliaia di interventi di rinoplastica primaria e secondaria. Sì, possiamo dire che il naso è la mia “ossessione” professionale (sorride).
Tutti sanno più o meno in cosa consiste un intervento di rinoplastica, ma può spiegare ai nostri lettori cos’è la rinoplastica secondaria o di revisione, una pratica chirurgica nella quale lei rappresenta una delle eccellenze italiane.
La ringrazio per questa definizione; in effetti ho maturato una grandissima esperienza in questo tipo di chirurgia, delicata dal punto di vista tecnico ma anche psicologico. Negli ultimi anni infatti sono in crescita i casi di pazienti che si rivolgono a me, perché scontenti dell’esito della rinoplastica eseguita. Purtroppo chirurghi di scarsa esperienza specifica nella chirurgia nasale possono causare seri danni al naso di chi si è affidato a loro con fiducia. Attenzione, però: non sempre la responsabilità dell’insoddisfazione del paziente è da imputare ad un cattivo lavoro del chirurgo. Può accadere infatti che il nuovo naso non corrisponda a quello “immaginato” o che invece persistano difficoltà di respirazione, dovute all’imprevedibilità del processo di guarigione, che non è mai lo stesso da paziente a paziente: la cartilagine può flettersi, le ossa possono saldarsi irregolarmente, il gonfiore può persistere anche molto a lungo e il risultato finale può variare da persona a persona. Quali che siano le cause, chi è insoddisfatto del proprio naso rifatto può decidere di ricorrere ad una rinoplastica secondaria. E qui intervengo io.
L’intervento di rinoplastica secondaria è più difficile per chirurgo e paziente?
E’ innegabile che operare un naso per la seconda volta presenti difficoltà maggiori rispetto a farlo su uno mai operato prima: è come se qualcuno avesse messo dentro al naso della “colla” per far aderire bene la pelle alle ossa e alle cartilagini sottostanti. Questa “colla” è il tessuto cicatriziale, che è molto resistente e va trattato con manovre molto caute e accorte per evitare ulteriori danni. Però, malgrado le difficoltà tecniche dell’intervento, certamente riservato ai chirurghi più esperti, la maggior parte dei pazienti trae vantaggio da una chirurgia di revisione, specialmente quelli che hanno aspettative realistiche. I chirurghi più seri non operano se non sono convinti che un miglioramento sia possibile, ma dobbiamo essere realistici: il più delle volte l’obiettivo di una rinoplastica secondaria è il miglioramento e non la perfezione.
Dunque, dr. Sciuto, quale consiglio può dare a chi è insoddisfatto del proprio naso operato?
Per prima cosa quello di attendere con pazienza il trascorrere del tempo: prima di dichiararsi insoddisfatti del proprio naso rifatto occorre far passare almeno 10-12 mesi, tanto serve ai tessuti per cicatrizzarsi e sgonfiarsi definitivamente ed assumere così forma e funzionalità definitive e stabili, che possono essere apprezzate o rifiutate.
Nel secondo caso è assolutamente necessario rivolgersi ad un chirurgo esperto, cioè a dire che abbia un’esperienza maturata eseguendo un gran numero di procedure chirurgiche nasali: oggi in Italia sono pochi i chirurghi che operano più di 50 nasi l’anno, come in tutto il mondo sono pochi quelli che ne operano più di 100. Meglio comunque affidarsi ad una comprovata serietà professionale piuttosto che alla notorietà acquisita su social e media.
Un’ultima curiosità, prima di lasciarci: cosa fa quando non opera?
La mia seconda passione dopo il naso (sorride ancora) è il mare: appena ho un momento libero scappo sulla mia barca a vela, fra mare e cielo. La bellezza e la perfezione della natura sono sempre fonte di ispirazione per il mio lavoro e per la mia vita.
di Roberta Imbimbo