ROMA – Nelle zone più isolate del Sud Sudan i bisogni medici e umanitari sono enormi. Ad Akobo le persone in fuga dal conflitto, che dal 2013 ha provocato milioni di sfollati, arrivano quasi quotidianamente e i loro bisogni medici e umanitari sono enormi. È in questo contesto che Medici Senza Frontiere (MSF) ha lanciato un nuovo progetto: cliniche mobili che raggiungono in barca o in auto i villaggi più remoti dove non esistono altri servizi sanitari. Sono attualmente attive in sette diverse località nelle ex contee di Akobo e Ulang e trattano oltre 2.000 pazienti al mese. Nel frattempo MSF ha iniziato a costruire a Kier una struttura sanitaria primaria più stabile che sarà in grado di fornire cure più avanzate. “Akobo e i villaggi vicini sono quasi del tutto tagliati fuori da un’assistenza sanitaria di qualità” – dice Raphael Veicht, capo missione di MSF in Sud Sudan – “poiché le strutture mediche nella zona sono state abbandonate o trasformate per altri usi, questa popolazione, già molto vulnerabile, non ha un posto dove rivolgersi per le cure di base”.
Gli sfollati sono donne e bambini. La comunità degli sfollati interni al Paese è composta soprattutto da donne e bambini, alcuni di loro riescono a sistemarsi nelle case di parenti o amici, altri sono costretti a stare nella vicina scuola elementare dove hanno scarso accesso al cibo o all’acqua. Molti sono traumatizzati dopo aver visto i loro mariti, padri e fratelli uccisi negli scontri. Raccontano allo staff MSF di aver camminato per giorni, solo di notte quando i combattimenti si placano. Le équipe delle cliniche mobili partono la mattina molto presto, caricando sulle auto tavoli, sedie, stuoie, farmaci e altri materiali, e dopo un’ora di viaggio arrivano a destinazione. All’ombra di pochi alberi trasformano in pochi minuti un piccolo spazio di terra in una clinica di base con un’area di attesa e tende utilizzate per consultazioni individuali. I pazienti arrivano e siedono tranquilli su delle stuoie mentre si preparano per il controllo delle funzioni vitali, e gli infermieri preparano i farmaci prescritti dai medici.
Dai 50 ai 60 pazienti al giorno. “Vediamo abitualmente tra i 50 e i 60 pazienti al giorno”, afferma Tut Kuang Ler, medico di MSF. “Oggi sei pazienti sono risultati positivi alla malaria, 5 bambini avevano la diarrea, e abbiamo riscontrato un caso di infezione fungina”. In diverse aree del Sud Sudan MSF fornisce cure mediche attraverso le cliniche mobili per raggiungere le comunità di sfollati che vivono in villaggi e località remote
o durante i picchi di specifiche epidemie. In un contesto di forte insicurezza, dove le persone non possono o hanno paura di spostarsi per raggiungere una struttura medica, portare le cure presso le comunità è spesso l’unico modo per fornire assistenza a migliaia di persone.
Fonte http://www.repubblica.it/solidarieta/emergenza/2018/03/26/news/sud_sudan_i_medici_arrivano_in_barca_o_in_auto_le_nuove_cliniche_mobili_nei_villaggi_piu_isolati-192292799/