Molto temuta dalle donne nel periodo della gravidanza e nel post parto, la diastasi addominale è una patologia molto diffusa che consiste in un allontanamento delle due metà del muscolo retto addominale che si separano dalla linea mediana per effetto dell’aumento progressivo del feto. Generalmente si risolve spontaneamente entro le prime 8/12 settimane dal parto. Purtroppo, però, nei casi di gravidanze con aumento di peso importante può verificarsi un mancato riaccomodamento della parete addominale che non migliora nonostante un’attività fisica costante, o con il mantenimento e raggiungimento del peso forma o pre-gravidanza. Ad illustrarci le ultime novità nel trattamento di questa patologia è il dott. Stefano Santoro, Specialista in Chirurgia Plastica dell’ Università Campus Biomedico di Roma, Dna Laser Science di  Napoli.

 

di Roberta Imbimbo

Dott. Santoro, quali sono le ultimissime frontiere nel trattamento di questa patologia?

Non sempre avere una diastasi addominale significa dover ricorrere alla chirurgia. Quando non vi è la presenza di erniazioni o laparoceli sovra o sotto ombelicali di grado severo, e non si apprezza alla palpazione la presenza di visceri e porte erniarie, si possono attuare esercizi che consentono una diminuzione o una stabilità della diastasi. Se invece ci si trova di fronte ad uno sventramento addominale che supera i 4 cm, con perdita di domicilio del contenuto addominale, associato ad un accumulo di pannicolo dermoadiposo in regione sottombelicale, è invece necessario ricorrere alla chirurgia riparativa attraverso un intervento di addominoplastica. Purtroppo questi interventi possono esseri gravati da complicanze legate alla presenza di muscoli ipotrofici sia della parete addominale anteriore, sia di quelli delle pareti laterali. Dopo un’addominoplastica con chiusura dei retti addominali in presenza di un assottigliamento di tale muscolo si può determinare una recidiva erniaria anteriore o addirittura uno spanciamento laterale per un cedimento dei muscoli obliqui. Per evitare tali complicanze e prevenire la possibilità di sottoporsi a ripetuti interventi oggi esiste una tecnologia davvero all’avanguardia, EM SCULPT NEO, che rappresenta un prezioso alleato per la paziente che può evitare l’intervento nei casi più semplici o sottoporsi ad un intervento chirurgico abbassando di molto le complicanze sopra descritte.

In cosa consiste questa tecnica e quando è indicato utilizzarla?

EMSCULPT NEO, presente in Italia da pochi mesi,  rappresenta un’innovazione della precedente EMSCULPT, tecnologia americana riconosciuta dalla FDA (Ente governativo statunitense). E’ un dispositivo che non emette radiazioni capaci di modificare la struttura cellulare e non agisce sui nervi sensoriali. Associa due terapie in un’unica procedura, ed emette simultaneamente Energia Elettromagnetica Focalizzata ad Alta Intensità (HIFEM) e Radiofrequenza. Il trattamento non provoca dolore, dura 30 minuti a seduta ed i primi risultati si osservano dopo circa 4/5 sedute da svolgersi in due settimane. Durante una seduta si avranno 20.000 contrazioni muscolari che corrispondono ad un allenamento di 20.000 squat se utilizzato sui glutei, e o 20.000 crunches, se utilizzato sull’addome. E’ particolarmente indicato in tutte le pazienti che presentano una lassità dei muscoli della parete addominale sia anteriore che laterale; come preparazione all’intervento chirurgico per migliorare il tono della parete e rendere più solide le plicature riducendo la necessità di utilizzare una protesi; ed infine come riabilitazione post-operatoria, trascorsi almeno due mesi dall’intervento, per iniziare gradualmente a riattivare la muscolatura addominale rimasta non sollecitata per tutto il periodo di convalescenza.

 

Per maggiori info (https://www.stefanosantoro.it)