Il centro studi degli industriali abbassa le previsioni di crescita: “Alto rischio recessione, solo export può evitarla”. Visco: “Segnali di peggioramento nei primi mesi 2019”
MILANO – Anche Confindustria gela le speranze del governo: il centro studi degli industriali ha corretto al ribasso le stime di crescita dell’esecutivo, prevedendo un dato nullo nel 2019 (contro il + 0,9% della stima precedente) e un +0,4% nel 2020. Pesano, secondo Confindustria,”una manovra di bilancio poco orientata alla crescita”, “l’aumento del premio di rischio che gli investitori chiedono” sui titoli pubblici italiani, e “il progressivo crollo della fiducia delle imprese” rilevato “da marzo, dalle elezioni in poi”. Un’allarme che fa il pari con quello del governatore di Bankitalia Ignazio Visco: in Italia, ha detto, si è registrato un “rallentamento dell’attività economica nell’ultimo scorcio dello scorso anno proseguito anche nei primi mesi del 2019”.
L’ottimismo del governo
Il governo nelle sue previsioni ha indicato per il 2019 una crescita dell’1% ma nessuno tra istituzioni e centri studi economici fino ad oggi si è avvicinato a questo numero. Il Fondo Monetario ha stimato una crescita allo 0,6%, la Commissione europea allo 0,2% e l’Ocse ha messo per iscritto invece un calo dello 0,2%.
Deficit in salita
La revisione al ribasso delle stime contribuisce al peggioramento di tutti gli altri parametri di finanza pubblica. Il deficit crescerà al 2,6% del Pil (dal 2,1% del 2018), con un aumento di 0,6 punti percentuali rispetto a quanto previsto a ottobre. Il debito della Pa toccherà nel 2019 quota 133,4 e 133,6 nel 2020.
“Rischio recessione”
Secondo l’associazione delle imprese il rischio recessione è concreto. “Nel 2019 la domanda interna risulterà praticamente ferma e una recessione potrà essere evitata solo grazie all’espansione, non brillante, della domanda estera. A meno che – avverte il rapporto del Centro studi – non si realizzi l’auspicato cambio di passo nella politica economica nazionale”.
Confindustria è scettica anche sui dati in arrivo dal mercato del lavoro. Nel 2019 “per ora non si vede un’inversione di tendenza nei contratti”, i lavoratori dipendenti “sono tendenzialmente fermi, c’è un calo del lavoro a termine ma non è ancora compensato dai contratti a tempo determinato”, sottolinea l’associazione definendo il 2018 “a due velocità” visto che nei primi 6 mesi l’occupazione è cresciuta di 198.000 unità mentre nel II semestre è calata di 84.000. Nel 2019 l’occupazione resterà “sostanzialmente stabile (+0,1%)” e aumenterà dello 0,4% nel 2020.