Secondo un’indagine realizzata dall’International Organization for Standardization (ISO), l’ente internazionale di normazione, l’Italia, con 150.000 imprese certificate, è in cima alla classifica europea delle certificazioni dei Sistemi di Gestione della Qualità. Oltre alla ISO 9001, la certificazione attualmente più conosciuta e diffusa,  vi sono però numerose altre norme rispetto alle quali le aziende volontariamente possono decidere di certificarsi. La ISO 13009, la ISO 45001, la ISO 14001 sono tutte certificazioni indispensabili per rispondere alle richieste sempre più pressanti della società in termini di qualità, salute, ambiente, sicurezza e parità di genere nei luoghi di lavoro; si tratta di strumenti strategici ad alto valore aggiunto che consentono alle imprese di differenziarsi dai competitor ed entrare, con una marcia in più, in nuovi mercati mai esplorati prima. Ad illustrarci i vantaggi di tali certificazioni è Manolo Valori, Direttore Tecnico di CVI Italia, sede italiana del gruppo slovacco CVI SRO, una delle più importanti realtà nel settore delle certificazioni volontarie con accreditamento internazionale.

di Roberta Imbimbo

Dott. Valori, che cos’è la certificazione del Sistema di Gestione per la Qualità ISO 9001  e quali vantaggi porta concretamente alle imprese?

Oggi le aziende di successo sono spinte a promuovere la qualità in ogni aspetto della loro attività. Questa visione strategica – orientata ad una gestione più attenta, responsabile e sostenibile della propria organizzazione – contribuisce senza dubbio ad apportare un miglioramento in termini di brand reputation, assicurando all’azienda i migliori strumenti per aggiudicarsi nuove opportunità in un mercato sempre più competitivo e globale. La norma ISO 9001 “Sistemi di Gestione per la Qualità”, è la più famosa e diffusa certificazione per il miglioramento della qualità aziendale. È uno standard internazionale scelto da tutte quelle organizzazioni che intendono dotarsi di uno strumento di lavoro finalizzato al miglioramento continuo e costante, che vogliono incrementare la propria efficienza operativa ed organizzativa, e al tempo stesso aumentare la fidelizzazione della clientela, garantendo un miglioramento continuativo degli standard qualitativi erogati. Spesso richiesta come prerequisito o requisito preferenziale in sede di gare di appalto e di procedure di public procurement, questa certificazione consente di ottenere numerosi sgravi fiscali, come lo sconto del 50% sul premio assicurativo che l’impresa deve sopportare quando partecipa a gare di appalto. Le aziende che hanno ottenuto anche la certificazione ISO 14001 possono beneficiare di un ulteriore sconto del 20%.

Lei ha accennato alla certificazione 14001. Che cos’è esattamente?

Lo Standard ISO 14001 rappresenta il punto di riferimento normativo per le aziende dotate, o che intendano dotarsi, di un Sistema di Gestione Ambientale che controlla e limita gli impatti ambientali della propria attività. Tale standard fornisce infatti un quadro attraverso il quale un’organizzazione può fornire un miglioramento delle prestazioni ambientali in linea con i suoi impegni di politica ambientale. Adottare un Sistema di Gestione Ambientale vuol dire quindi impegnarsi a migliorare le proprie prestazioni ambientali, traendo al contempo altri tipi di vantaggi sul piano economico e fiscale. Ai fini della partecipazione a gare pubbliche, l’impresa deve infatti necessariamente certificare il proprio Sistema Ambientale: il Codice Appalti, il D.Lgs. 50 del 2016, nell’art 34. relativo ai criteri di sostenibilità energetica e ambientale, rafforza l’obbligo per le stazioni appaltanti di richiedere l’applicazione dei CAM, cioè i criteri ambientali minimi nella selezione dei fornitori e nella scelta delle offerte economiche più vantaggiose.

Parliamo della UNI ISO 45001 “Sistemi di Gestione per la Salute e Sicurezza sul lavoro”. Cosa può dirci a riguardo?

E’ la prima norma internazionale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro ed è stata sviluppata dall’International Organization for Standardization (ISO) con il contributo di esperti provenienti da oltre 70 Paesi per cercare di arginare il fenomeno drammatico delle morti e degli infortuni sui luoghi di lavoro. La norma definisce gli standard minimi di buona pratica per la protezione dei lavoratori, consente di implementare le best pratice utili a prevenire situazioni avverse e a mettere in campo in modo proattivo tutte le azioni correttive ad eliminare la causa di un determinato infortunio, migliorando le performace in materia di safety and health di qualsiasi organizzazione. Un report INAIL del 2018 dimostra chiaramente che le aziende certificate UNI ISO 45001 hanno un tasso di frequenza degli infortuni inferiore del 16% rispetto alle aziende non certificate e un indice di gravità degli infortuni inferiore del 40%, un miglioramento dell’efficienza dei processi aziendali, una riduzione cospicua dei costi relativi ai premi assicurativi INAIL e l’acquisizione di punteggi aggiuntivi nei bandi pubblici, ma soprattutto la capacità di soddisfare gli obblighi legali e normativi dell’organizzazione (decreto legislativo n. 81/2008).

Con la legge 162/2021 è stato introdotto un nuovo strumento per incentivare le aziende ad adottare politiche adeguate a ridurre il gap di genere. Di cosa si tratta esattamente?

Di uno strumento importantissimo per misurare, valutare e rendicontare la parità di genere in azienda attraverso un indicatore chiave di prestazione (KPI) e soprattutto per avviare un percorso virtuoso di cambiamento culturale nella propria organizzazione attraverso l’adozione di politiche tese a favorire l’ingresso e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro. Tale certificazione consente alle organizzazioni di accedere a numerosi benefici fiscali e di ottenere punteggi premiali in gare di appalto. Le aziende private che hanno conseguito la certificazione di parità di genere UNI/PDR125:2022 beneficiano, per il periodo di validità della predetta certificazione, di un esonero contributivo. L’INPS autorizza infatti i datori di lavoro alla fruizione dell’esonero nella misura dell’1% dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, fermo restando il limite massimo di 50.000 euro annui. Insomma, tutte queste certificazioni rappresentano un elemento distintivo ad alto valore aggiunto che consentirà alle imprese di acquisire vantaggio competitivo nel mercato globale e di migliorare la propria brand reputation.