E’ passato quasi un anno dalla nostra ultima intervista al dott. Roberto Corciulo, Presidente della IC&Partners, società di consulenza che da oltre 25 anni sostiene le PMI italiane nel loro percorso di internazionalizzazione. A distanza di tutto questo tempo, abbiamo deciso di incontrare nuovamente il fondatore di questa eccellenza tutta italiana, per capire in che modo tale processo sta evolvendo alla luce delle nuove dinamiche geopolitiche ed economiche in atto a livello globale.

 

di Roberta Imbimbo

Dott. Corciulo, con che mission è nata la IC&Partners?

Per essere sempre più competitive, molte PMI decidono di penetrare mercati ancora inesplorati e di commercializzare all’estero il Made in Italy in un mondo sempre più concorrenziale e complesso. La IC&Partners è nata proprio con l’obiettivo di supportare le imprese italiane nel loro processo di internazionalizzazione, erogando servizi di entry strategy e di supporto all’interno dei mercati, finalizzati a rafforzare il loro radicamento sui territori esteri. Con ben 250 dipendenti, 27 sedi operative dirette nei principali mercati globali e 30 partnership qualificate che le permettono di coprire 47 Paesi off line e 190 on line, da oltre 25 anni offre in lingua italiana (suo principale tratto distintivo) una consulenza qualificata ed affidabile in ambito fiscale, legale, contabile, amministrativo, finanziario, accompagnando l’impresa lungo tutto il suo percorso di espansione e sviluppo internazionale, aumentando in tal modo la sua capacità competitiva ed innovativa in mercati ritenuti strategici, come quello asiatico, africano ed europeo.

In che modo è cambiato il processo di internazionalizzazione in questi anni?

A partire dalla crisi del 2008, abbiamo assistito ad una lenta destrutturazione della globalizzazione, e conseguentemente ad un forte cambiamento di volto del processo di internazionalizzazione. La pandemia Covid non ha fatto altro che accelerare questo trend, rendendo più evidenti i limiti di un sistema evidentemente troppo fragile (in un contesto di catene globali e di forti interdipendenze tra economie, basta uno shock che – come il virus – colpisca uno degli anelli della catena affinché l’impatto diventi sistemico).  Questa de-globalizzazione si è poi intersecata con la fermentazione geopolitica ed economica in atto a livello mondiale: gli Stati Uniti, da sempre più protezionisti dei Paesi europei, hanno da ultimo modificato il Buy American Act a favore delle imprese USA, hanno deciso di richiamare gli investimenti in patria (reshoring), e di riallocare la produzione delle imprese americane fuori dalla Cina (suo diretto competitor) in settori ritenuti strategici (decoupling). Le sanzioni economiche che gli USA e l’UE hanno imposto alla Russia nel 2014 e Vision 2030 – il programma di diversificazione economica dell’Arabia Saudita finalizzato a ridurre la dipendenza dal settore petrolifero – hanno invece costretto molte aziende straniere a spostare la produzione in loco per poter continuare a vendere i propri prodotti in aree ritenute strategiche. Insomma, le dinamiche in atto a livello mondiale stanno inevitabilmente portando alla creazione di macro blocchi regionali all’interno dei quali, in futuro, si giocheranno delle partite importanti dal punto di vista economico. Nel nuovo scenario internazionale, le aziende italiane dovranno necessariamente rimodulare le proprie strategie di penetrazione dei mercati,  affidandosi in modo sistematico ad un partner qualificato ed affidabile che le aiuti a centrare con successo e senza troppi rischi i propri obiettivi di business.

Per maggiori info: www.icpartners.it