Peter Schneider: “Per la cancelliera è l’inizio della fine”

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German Chancellor Angela Merkel speaks during the handover of the annual expert report from the Commission of Experts for Research and Innovation in Berlin, Feb. 17, 2016. Rainer Jensen—dpa/Corbis
“PER ANGELA Merkel è l’inizio della fine”. Lo scrittore Peter Schneider guarda con sconcerto alla crisi inedita per la Germania. Ma sul fatto che sia un passaggio epocale non ha dubbi.
Schneider, le trattative “giamaicane” sono fallite. Merkel è la grande perdente. O no?
“Sì, è chiarissimo. La cancelliera rappresentava agli occhi di tutti l’equilibrio, la capacità di tenere insieme i contrasti, la capacità del compromesso come valore politico. Questa volta è andato tutto male. Per dirla tutta, qui a perdere è la Germania. Il paradosso è che non siamo mai stati così bene, l’economia è in pieno boom, il tasso di disoccupazione è ridicolo. Ora d’improvviso siamo il luogo dell’incertezza. Una situazione senza precedenti. Non ho mai visto una così forte polarizzazione sin dai tempi del ’68”.
Non si è sempre detto che il successo di Merkel era proprio il suo essere post-ideologica?
“Pare strano dirlo, ma non è vero che alla base dello scontento del Paese per come è emerso dal voto vi sia l’economia: sono i contenuti e l’identità, per esempio per quello che riguarda la crisi dei migranti. La Cdu merkeliana ha perso oltre l’8%: uno schiaffo colossale. E lo è stato non per le pensioni o i problemi materiali, ma per la politica poco chiara e piena di indecisione. La grande mossa del 2015, la politica delle “porte aperte”, io stesso l’avevo approvata, il problema è quel che è mancato dopo. Merkel avrebbe dovuto tenere un grande discorso alla nazione, dicendo che eravamo in una situazione d’emergenza e che nei prossimi dieci anni il Paese sarebbe profondamente cambiato di fronte a un fenomeno di migrazione di massa. Il suo solito pragmatismo non è bastato. Quello che oggi è fallito è “il metodo Merkel”, il non chiamare le cose col loro nome e aspettare che il peggio passi”.
Però questa sembra una crisi tutta interna al sistema dei partiti…
“È la prima volta che ci troviamo in una situazione del genere. Ma è complicato andare a elezioni anticipate: è la Costituzione a rendere il processo così difficile, per via degli spettri di Weimar. D’altronde per la Spd sarebbe folle tornare nella Grosse Koalition: sarebbe il bacio della morte. Che poi avrebbe come conseguenza che l’ultra-destra dell’Afd sarebbe la prima forza dell’opposizione. Una cosa impensabile. D’altronde i tedeschi non vogliono un governo di minoranza. È un circolo vizioso”.
C’è chi dice che a Merkel è

mancata una vera visione. Lei che ne pensa?

“Dopo il voto le è mancata l’autocritica. Negli anni ha svuotato di contenuti sia la Cdu sia la Spd, mischiando tutte le carte. Ora questo le si ritorce contro”.
Fonte http://www.repubblica.it/esteri/2017/11/21/news/peter_schneider_per_la_cancelliera_e_l_inizio_della_fine_-181696119/